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Lavoriamo con diversi negozi di tappeti persiani e con privati
LAVAGGIO TAPPETI TRIESTE, Tappeti Tabriz Carpet esegue opere di vero lavaggio profondo con acqua e sapone e restauro professionale su qualsiasi genere di tappeto e kilim a Trieste, moderno o antico persiano e Caucasico, annodato a mano o filato o colato. Per quanto riguarda la pulizia dei tappeti Tabriz Carpet lavora seguendo tecniche e metodi orientali (Lavaggio ad acqua e sapone neutro completo e profondo) eseguendo tutte le operazioni a mano in maniera da poter capire immediatamente le necessità del tappeto da lavare.
lavoriamo sui tappeti nuovi, vecchi e antichi importanti, tappeti usati, tappeto sporco tappeti tarmati, tappeti seta, tappeto extra fine e delicati e arazzi antichi, Sumak, kilim, Varneh, jajim, suzani, tappeti aubusson francesi e tappeti sardi e tutti tipi di tessuti fatti a mano.
Quando un tappeto viene ritirato da cliente per un lavaggio o riparazione la prima operazione consiste nell'identificazione dei materiali, della provenienza e del genere del tappeto; le opere di lavaggio possono essere condizionate e variate notevolmente a seconda di come si presenta il tappeto o kilim. Considerando i materiali di cui è costituito un tappeto le spazzole e i prodotti utilizzati vanno adattati ogni volta, ad esempio un tappeto di seta verrà trattato in maniera più delicata rispetto un tappeto in lana e quindi le spazzole avranno setole più morbide; considerando invece la provenienza del tappeto a seconda che questo sia Caucasico, Indiano, Afghano, turco, Pachistano o Persiano ha strutture e metodi di filatura e annodatura differenti e quindi di conseguenza metodi e tecniche di pulitura diverse. Il genere del tappeto condiziona ulteriormente la metodologia del lavaggio poiché un tappeto può essere di epoche antiche, vecchie o più recenti; può essere filato o colato, può essere annodato o ricamato. Basandosi su tutte queste varianti considerate per adattare al meglio il lavaggio al tappeto, Tabriz Carpet garantisce lavaggi accurati e ideali con i migliori risultati anche nei casi più difficili come macchie di vino o di pipì, come perdita di colore, come tarme o insetti oppure come sgradevoli odori grazie ai particolari trattamenti efficaci e mirati.. Per approfondire il lavaggio dei tappeti clicca qui.
Oltre al servizio di pulitura, Tabriz Carpet si occupa anche di restauro e ricostruzione, riparazione dei tappeti, anche in questo caso come per il lavaggio operiamo su qualsiasi tappeto di qualunque dimensione, i lavori più comuni sono sulle frange o sui bordi essendo la parte più esposta di un tappeto; facciamo ripristino dei bordi e frange, capitano però anche casi di buchi, strappi, tagli o parti consumate; in ogni caso e qualsiasi sia il danno operiamo in maniera professionale e accurata riparando la parte rovinata o danneggiata il meno visibile possibile in modo che non si noti l'opera di restauro, per garantire ciò utilizziamo materiali adattati al tappeto come lana o cotone dello stesso anno in cui il tappeto è stato filato; Per approfondire il riparazione dei tappeti clicca qui.
Tabriz Carpet oltre al lavaggio e al restauro dei tappeti fatti a mano esegue qualsiasi operazione riguardante il mercato dei tappeti, operazioni di tiraggio e raddrizzamento, recupero di tappeti vecchi, allagamento casa o cantina, taverna, sforatura colori stinto, recupero tappeti antichi, permuta, consigli di arredo e qualsiasi altra cosa basata sui tappeti e kilim, Sumak
Sono Javad nato a Tabriz (capitale mondiale dei tappeti) in Persia, dal 1974 lavoro nel campo dei tappeti e sono diventato esperto nella categoria dei tappeti antichi, nel lavaggio professionale e nelle tecniche di vero restauro di qualsiasi tappeto o kilim. Nel 1998 sono venuto in Italia, a Udine, sotto forma di esperto dei tappeti e da più 15 anni ho aperto la mia ditta "TABRIZ CARPET UDINE centro vendita, lavaggio e restauro tappeti" mettendomi in proprio. La ditta è a gestione familiare e ci prendiamo cura del vostro tappeto con servizi offerti a modici prezzi economici garantendo tecniche orientali con risultati ottimali. Il lavaggio tradizionale consiste nel susseguirsi di più passaggi, inizialmente viene fissato il colore in maniera che non si disperda, successivamente il tappeto viene bagnato e spazzolato adattando la tecnica in base all'annodatura e alla struttura del tappeto; finita questa fase il tappeto viene risciacquato e gli viene tolta tutta l'acqua rimasta all'interno dello stesso e il tappeto passa alla pettinatura del vello e successivamente all'asciugatura; la tecnica usata da noi è esattamente quella che viene utilizzata in Persia infatti il tappeto risulta essere pulito e sano al termine del lavaggio. Ogni tipologia di macchia o danno sul tappeto è riparabile: sporco, pipì degli animali domestici come cani, gatti ecc..., sgradevoli odori, allagamenti in casa, tarme,sanificazione tappeti, perdita di colore, macchia di colori, angoli consumati frange rotte, bordi danneggiato buchi, strappi, pezzi marciti, sbavature, rovinate colore di tappeto lavando a casa, mescolato colore tappeto, montato colore. accredito tarme, rovinato da tarme, punti bianchi, gobbe, stortezza del tappeto, ecc... vengono messi apposto e tornano come prima
Parlando di tappeti ci imbattiamo spesso in termini e definizioni che possono essere comprese solo da persone esperte o appassionate, termini anche semplici ma che non vengono sempre compresi a pieno;
informazione su tappeti annodati a mano
l telai sui quali vengono annodati i tappeti non hanno subito attraverso i secoli modifiche considerevoli, erano e sono macchinari piuttosto semplici che non variano molto nei dettagli essenziali. Le differenze stanno unicamente nelle dimensioni e nella raffinatezza tecnica, che ha però poca correlazione con la finezza e la compattezza del nodo.
Il ruolo principale del telaio è quello di mantenere un’equilibrata tensione delle catene dell’ordito e di dividerle alternativamente su due livelli in modo da facilitare il passaggio della trama dopo ogni fila di nodi. Le catene vengono fissate ai due pali orizzontali e paralleli detti subbi, che costituiscono il telaio, principalmente per mezzo di due accorgimenti. Nel primo caso le catene dell'ordito vengono fissate singolarmente ai subbi, nel secondo l’ordito formato da un unico filo viene avvolto attorno al subbio inferiore, poi verso l’alto al subbio superiore e così via. Quest'ultimo metodo conferisce alle catene una tensione più uniforme. L'equilibrata tensione delle catene dell'ordito è fondamentale affinché il tappeto non risulti irregolare, con gobbe, arricciamenti e lati di diverse lunghezze…
Per suddividere le catene alterne su due livelli vengono utilizzati due pali della lunghezza dei subbi. Il primo, fisso, viene introdotto tra le catene come un filo di trama e cioè alternato inferiormente e superiormente ad esse in modo da porle su due livelli. Al secondo liccio vengono invece fissati corti fili, annodati a loro volta alle catene del livello inferiore. Quando il liccio viene tirato, questo gruppo di catene si sposta in avanti creando un «canale» che facilita il passaggio della trama avvolta attorno a una spola (come vedi in figura).
Il telaio più primitivo è quello orizzontale, usato in prevalenza da gruppi nomadi, seminomadi o nei villaggi per la praticità di montaggio e smontaggio (come rappresentato in figura)
Viene impiegato soprattutto per tessere esemplari di formato piccolo oppure allungato. Il telaio orrizontale si compone di due subbi in legno (di cui il più comune è quello di pioppo in quanto questa pianta è comunissima e fornisce rami dritti), fissati parallelamente a terra per mezzo di pioli, tra i quali viene teso l’ordito. Un treppiede serve a sostenere un palo collegato al liccio. La tessitrice esegue il suo lavoro seduta sui talloni, una posizione che gli orientali possono mantenere per ore, oppure in ginocchio. Il grosso svantaggio del telaio orizzontale è che occupando molto spazio a terra può essere adoperato solo all’esterno dell’abitazione o in locali molto ampi.
Di rado lo si riscontra nelle manifatture cittadine. Il telaio verticale, di difficile trasporto e di notevole ingombro ma di più semplice impiego, è quindi usato in prevalenza da gruppi sedentari oppure nelle manifatture organizzate in quanto la lunghezza dei subbi non è condizionata da esigenze di trasporto o di spazio; su di esso possono venire annodati tappeti anche di grandi dimensioni. Tre sono i tipi di telaio più comuni. Il più diffuso, soprattutto nei villaggi persiani, consiste di due subbi sorretti da due travi verticali e parallele. Mentre il subbio superiore è fisso, quello inferiore è bloccato da appositi cunei in modo da ricreare la tensione delle catene in caso di afflosciamento (come illustrato in figura)
Le tessitrici lavorano sedute su un’asse fissata a diverse altezze a seconda dello stadio di avanzamento della lavorazione. Questo tipo di telaio limita però la lunghezza del tappeto (rappresentato dalla figura a).
Per ovviare all’inconveniente viene impiegato in diverse parti della Persia, soprattutto nelle regioni nord-orientali e in alcuni centri commerciali dell’Anatolia, il cosiddetto telaio Tabriz o Bunyan. In questo caso l’ordito è continuo e viene avvolto in modo da fuoruscire anteriormente e superiormente ai subbi (rappresentato dalla figura b). Le tessitrici siedono su una panca fissa, e quando una parte del tappeto è terminata le catene vengono afflosciate e il tappeto viene spinto verso il basso e dietro il telaio. Le catene sono poi nuovamente poste in tensione per mezzo dei già menzionati cunei e l’annodatura riprende. Tale sistema consente di tessere tappeti di una lunghezza massima doppia del telaio.
Un telaio più raffinato e che permette la tessitura di esemplari molto lunghi è quello a subbi rotanti, tipico dell’Anatolia occidentale, di alcuni centri persiani come Kirman e dell’lndia. In questo caso l’ordito è avvolto al subbio superiore, e con il procedere della lavorazione il tappeto viene arrotolato al subbio inferiore con il conseguente srotolamento dell‘ordito. figura c
Gli strumenti impiegati per la fabbricazione del tappeto sono pochi ed essenziali. Si usa un coltello per recidere il filo dopo la formazione del nodo, che a Tabriz e nelle zone circostanti è dotato di un uncino per facilitare l’annodatura. Un grosso pettine composto da lamelle metalliche serve a comprimere la trama contro la riga di nodi appena terminata in modo da conferire una maggiore compattezza al tappeto. Nell’area di Bijar il pettine è sostituito da una specie di chiodo che poggiato tra le catene sulla trama viene martellato con energia: questa operazione conferisce alle catene una caratteristica compattezza e rigidità. Talvolta viene adoperata una spazzola di ferro per pettinare i nodi appena fatti, un accorgimento che li stringe maggiormente e che rende il disegno più leggibile.
Forbici di diversa foggia, diritte o ricurve, vengono impiegate per la rasatura del pelo inizialmente abbozzata dopo una o più righe. A tappeto ultimato il tessitore (nelle manifatture il capo laboratorio o il mastro rasatore) equilibra l’altezza del pelo in maniera uniforme.
L’ordito è un insieme di fili detti catene tesi longitudinalmente attorno ai quali vengono avvolti i nodi.(frange di tappeti sono orditi uscita fuori dal tappeto) La vicinanza delle catene è determinante per la compattezza dell’annodatura. Mediamente vengono tese tra i subbi da quattro a diciotto catene per centimetro lineare, ma si conoscono esemplari con venticinque catene per centimetro. Talvolta sono talmente fitte da doversi disporre alternativamente su due livelli. Questo fenomeno è spesso accentuato dall’ inserimento di trame molto tese.
Inoltre, soprattutto nel caso dell’annodatura asimmetrica, questa tendenza è ulteriormente accresciuta dalla forza con cui uno dei capi del nodo viene tirato durante l’annodatura. L’ordito posto su un unico livello conferisce al retro del tappeto una superficie quasi piatta.
Quando invece le catene sono su due livelli, il retro presenta scanalature più o meno profonde a seconda dello scarto tra i livelli. Le catene del livello superiore scompaiono nel corpo del tappeto stesso.
Il materiale più comune per l’ordito è la lana. Una catena è di norma composta da due o più fili ritorti assieme in direzione opposta alla filatura (i fili in genere filati verso sinistra «Z» vengono di conseguenza ritorti assieme verso destra «S»).Ciò conferisce all’ ordito destinato a sostenere il peso del tappeto finito una maggiore robustezza e al contempo una certa elasticità. Il cotone, divenuto comune soprattutto verso la fine del secolo, viene spesso preferito per la sua scarsa elasticità che limita le eventuali irregolarità. La seta con la quale si ottengono filati particolarmente sottili è invece tipica dei tappeti ad annodatura più fitta.
Questi materiali sono in genere lasciati del loro colore naturale. Nel caso delle lane, fili di diverso colore naturale (da bianco a marrone) venivano ritorti assieme.
In alcune produzioni solo i capi delle catene sporgenti dal corpo del tappeto o le frange erano tinti in genere di rosso, giallo o azzurro. In altre produzioni, soprattutto persiane, le catene erano tinte a gruppi di diverso colore.
In quanto questa differenziazione aiutava il tessitore ad eseguire disegni particolarmente complessi. Talvolta per il medesimo motivo singole catene colorate venivano inserite ad intervalli regolari.
Oltre a contenere lateralmente il tappeto, la funzione dei fili di trama che vengono passati alternativamente tra le catene dell’ordito attraverso la larghezza del tappeto dopo ogni riga di nodi è quella di far si che questi non si spostino e si allentino. Per ottenere questo risultato la trama viene fortemente compressa sui nodi dopo ogni passaggio con l’ aiuto di un apposito pettine metallico. Il numero di volte (da una a otto e più) che la trama corre tra le righe di nodi varia da produzione a produzione ma è sempre costante all’interno della medesima.
Talvolta questi passaggi cambiano all'interno dello stesso tappeto ora regolarmente ora a caso. Di norma più il numero delle trame è elevato più il pelo è lungo e piatto in modo da coprirle. Quando la tensione della trama è minore, essa risulta ben visibile sul retro del tappeto e crea, incrociandosi con le catene, un effetto a scacchiera. Quando invece la trama è tesa, le catene si dispongono su due livelli e la trama scompare nel corpo del tappeto. In genere tra ogni riga di nodi una trama floscia si alterna a una tesa. Le trame vengono inoltre usate per avvolgere le cimose laterali.
La trama è spesso del medesimo materiale dell’ ordito ed è in genere composta da uno opiù fili (ora spessi ora sottili) leggermente ritorti, in modo da risultare più morbida e conferire al tappeto maggiore flessibilità, favorendo l’ aderenza ai nodi. Al contrario dell’ ordito, è spesso tinta in modo da armonizzare con il colore del campo del tappeto.
Venivano talvolta inseriti con la tecnica sumak .da foto sotto un sumak antico
o più raramente come semplici trame, dei fili metallici ad esclusivo scopo ornamentale. Il filo era in genere composto da un'anima in cotone o seta avvolta da un sottilissimo filo di rame od ottone argentato e più raramente d’argento o d’oro. Queste trame metalliche di facile usura si riscontrano soprattutto nei cosiddetti «Polonaise» di epoca safavide (cfr.). in alcuni esemplari del Turkestan Orientale e nelle produzioni anatoliche di Hereké . L’ inserimento irregolare delle trame causa in alcuni esemplari (per lo più anatolici antichi e del Turkestan Orientale) le cosiddette linee diagonali, conosciute nel gergo mercantile come zwich o in inglese lazy Iines. Anche quando di dimensione non particolarmente grande è uso comune che due tessitori annodino affiancati il medesimo tappeto, l’uno iniziando il lavoro sulla stessa riga da destra, l’altro da sinistra. Accade talvolta che uno dei due, essendo più veloce dell'altro e non volendo aspettare che il secondo abbia terminato la riga di nodi per passare la trama, la faccia correre solamente lino al limite della sua zona di annodatura e riprenda il lavoro iniziando una nuova riga. Il secondo tessitore inserirà perciò la trama dal lato opposto e girerà attorno alla catena immediatamente adiacente all’ultima avvolta dall’altra trama cosicché il lavoro possa proseguire in modo indipendente. Lo stesso accade quando il tessitore, lavorando a un telaio troppo largo, preferisce procedere per zone senza essere costretto a spostarsi per terminare la riga di nodi, cosa che comporterebbe non tanto una perdita di tempo quanto di concentrazione e di ritmo.
Le due trame iniziano quindi la corsa da lati opposti, si incontrano e tentano indietro lasciando una piccola fessura nel punto di congiunzione. Dato che un numero elevato di fessure poste verticalmente provocherebbe un indebolimento nella struttura del tappeto, queste fessure vengono disposte diagonalmente avanzando di una catena ogni passaggio di trame. Le linee diagonali che si formano sono soprattutto visibili sul retro del tappeto oppure in controluce;
A queste linee diagonali vengono spesso attribuiti a torto o a ragione significati scaramantici. Alcuni studiosi hanno avanzato l’ ipotesi che servissero per misurare il lavoro svolto e in rapporto al quale i tessitori venivano retribuiti.
Principalmente due sono i tipi di nodi o meglio di lacci fissati alle catene per formare il pelo del tappeto. Si tratta del nodo simmetrico e di quello asimmetrico, termini che definiscono l'andamento del loro avvolgimento attorno alle catene e che vengono preferiti nelle pubblicazioni recenti a quelli di turco o Ghiordes per il nodo simmetrico, e persiano o Senneh per quello asimmetrico: termini che spesso ingenerano confusione. Le denominazioni di nodo turco e persiano traggono origine dall'atto che il primo è in prevalenza ma non esclusivamente impiegato da popolazioni di origine turca e provenienti dal Centro Asia e disseminate in tutto l’Oriente e anche in l’persia, mentre il nodo persiano è usato non solo da gruppi di lingua persiana ma anche in India, in Cina, in alcuni tappeti turkmeni e in talune manifatture imperiali anatoliche. Ancora meno esatte le denominazioni Ghiordes, il centro anatolico ove furono prodotti esemplari tra i primi ad essere famosi in Occidente, e Senneh, la capitale del Kurdistan persiano, celebre per i suoi raffinati esemplari ad alta concentrazione di nodi eseguiti però con il nodo simmetrico, turco o se si vuole Ghiordes.
ln effetti, ambedue i tipi di nodo venivano impiegati non solo per tradizione, in quanto tramandati di tessitore in tessitore, ma anche perché si confacevano naturalmente a certi tipi di disegno. Il nodo simmetrico infatti è tendenzialmente più largo che lungo per cui è adatto a disegni grandi e geometrici. Il nodo asimmetrico permette invece una maggiore concentrazione di nodi, ed essendo egualmente largo e lungo rende possibile una grande fedeltà nell’esecuzione di disegni minuti e complessi. Il nodo simmetrico è però più resistente in quanto avvolge completamente due catene anziché una come quello asimmetrico e viene dunque usato come rinforzo lungo i margini di esemplari che per il resto sono annodati con il nodo asimmetrico (vedi ad esempio la produzione Yomut). Alcuni centri di produzione di norma cittadini e di manifattura, meno legati alla tradizione, usano ambedue i nodi a seconda del disegno che si vuole realizzare.
Nel nodo simmetrico i due capi del filo si agganciano ciascuno a una delle due catene adiacenti e fuorescono nel mezzo onde formare il pelo. L’annodatura avviene inserendo il capo del filo tra le due catene, passando sotto a una e poi sopra ed attorno ad ambedue a formare un collare, per poi uscire al centro in modo che una volta reciso due capi emergano tra le catene adiacenti.
Il nodo asimmetrico invece è avvolto a un'unica catena e uno dei due capi è lasciato aperto. Si ottiene dunque inserendo il filo tra le due catene, avvolgendone una, poi inserendo nuovamente il filo tra le due per essere estratto a fianco della seconda catena in modo tale che i due capi siano divisi da una catena. Il nodo asimmetrico può essere aperto sia a destra che più frequentemente a sinistra; solamente nei tappeti turkmeni si riscontra un’alta percentuale di nodi aperti a destra.
Come già sottolineato, le catene giacciono spesso su due livelli in modo da conferire al tappeto una maggiore compattezza. Questo dislivello causa un’inclinazione del nodo verso destra o verso sinistra, naturalmente più marcata in quello asimmetrico.
Esiste una variante sia nel nodo simmetrico che asimmetrico ma comune soprattutto al secondo, in cui il filo avvolge quattro catene anziché due.
Conosciuto come nodo jufti, veniva anticamente usato nella versione asimmetrica nelKhorasan, in quanto la sua particolare larghezza meglio si adattava ai motivi rettilinei che contraddistinguevano la produzione. Tuttavia il nodo jufti indebolisce la struttura del tappeto e lo rende più soggetto all’usura. E' attualmente impiegato nelle produzioni persiane più scadenti poiché riduce i tempi di annodatura. Un’ altra variante prevede che il nodo venga avvolto attorno a una delle catene interessata dal nodo adiacente. Comunque, soprattutto nei tappeti turkmeni degli Yomut (cfr) annodati simmetricamente questa variante è attuata onde equilibrare la tessitura di alcuni disegni in quanto occupa meno spazio sia in verticale sia in orizzontale.
Un nodo è tipico unicamente della produzione tibetana ottocentesca e contemporanea benché alcuni frammenti tessuti con questa tecnica siano stati ritrovati in vari siti archeologici mediterranei e centro-asiatici a riprova della sua diffusione nell’ antichità. Anche in questo caso in termine nodo non è appropriato in quanto il pelo è formato da cappi recisi. Questi cappi si ottengono inserendo il filo tra le catene dell’ ordito con il nodo simmetrico, poi il capo del filo non reciso viene avvolto attorno a un apposito palo, inserito sotto la catena, quindi sopra e indietro sotto le due adiacenti in modo da avvilupparle ed infine estratto per riavvolgere nuovamente il palo e così via .
La sequenza termina con un altro nodo simmetrico. Quando una riga di nodi è conclusa viene compressa prima del passaggio della trama, poi ben ribattuta; infine il palo viene sfilato e i cappi tagliati. Ne risulta un nodo simile a quello asimmetrico che può avvolgere una o anche tre catene a seconda del disegno.
Il cosiddetto nodo spagnolo, comune appunto ai tappeti spagnoli, è invece formato da un filo avvolto a un’unica catena i cui capi sporgono da ambo i lati. È quasi sconosciuto in Oriente.
La concentrazione dei nodi varia a seconda del disegno voluto. Motivi complessi e curvilinei necessitano di una grande compattezza di nodi per ovviare alla naturale rettilineità della tecnica del tappeto. In genere più è bassa la concentrazione di nodi più i motivi sono grandi e geometrici.
Il pelo del tappeto formato dall’insieme dei nodi è abitualmente in lana, di rado in seta e solo in alcune produzioni si riscontra il cotone per le parti bianche. In genere il filo o i due fili usati per il pelo sono ritorti poco o niente di modo che le fibre che lo compongono si aprano creando maggiore volume. Il pelo può essere più o meno lungo a seconda della rasatura. Quest’ ultima è un fattore estetico decisivo e influenza sia lo stile che l’accuratezza del disegno. In genere più i nodi sono compatti e i motivi minuti più il pelo viene rasato basso per aumentarne la leggibilità. Il pelo lungo invece si adatta maggiormente a un’ annodatura larga, abitualmente impiegata per la resa di grandi disegni geometrici in quanto il pelo di ogni riga copre la base dei nodi della riga sottostante.
Il pelo è inclinato verso il basso, cioè in direzione opposta all’andamento dell’ andatura, dato che i nodi vengono tirati e in seguito pettinati sempre verso il basso. Per questo motivo e per effetto della luce, un tappeto risulta più scuro ed opaco con il pelo rivolto verso chi guarda e più lucido e luminoso se in direzione opposta. Spesso il pelo e inclinato lateralmente a seconda dell’ alternarsi delle catene su due livelli o del lato in cui è aperto il nodo assi metrico. Più il pelo è lungo e più riflette la luce, più è corto e compatto e più risulta opaco e granuloso in quanto sono esposte alla luce unicamente le punte dei fili e non i lati come nel pelo lungo. La luminosità del tappeto è dovuta principalmente alla qualità della lana ma viene incrementata dall’ uso in quanto la frizione pulisce le fibre dalle impurità e le schiaccia aumentandone la patina. Quest’ ultima non è da confondere con la polvere e con lo sporco che opacizza la lana e ne determina l’ usura.
I bordi laterali del tappeto sono facilmente deteriorabili dato che il filo di trame che avvolge la catena più esterna per poi tornare indietro non è sufficientemente resistente per sopportare una continua frizione. Vengono quindi usati diversi tipi di cimosa per rinforzare i lati.
Il metodo più semplice ma anche il meno diffuso, in quanto non fornisce una protezione adeguata, prevede la sostituzione della catena esterna libera di nodi con una più spessa o di solito con più catene ritorte a formare un cavo, oppure con uno, due o tre paia di catene le quali vengono avvolte ripetutamente dalle trame, prima di essere reinserite nel tappeto (figura a sinistra). Con un metodo simile, le trame avvolgono due o tre paia di catene più spesse in modo da formare una cimosa larga e piatta.
Frequentemente un filo viene avvolto attorno al cavo singolo o alle varie coppie di catene (figura a sinistra) oppure inserito in modo tale da formare un «8» coricato,
Questo filo in genere di lana ma anche di cotone può essere di colore unico oppure di due o più colori. In alcuni casi la trama avvolge solamente la più interna delle catene libere per cui brevi trame (da due a quindici centimetri) vengono ancorate nel tessuto del tappeto e avvolgono le rimanenti catene rimaste libere. Talvolta queste trame addizionali sono inserite più volte tra ogni riga di nodi in modo da creare una specie di cuneo atto a neutralizzare eventuali arricciamenti del bordo.
La cimosa non deve essere più tesa o floscia rispetto al corpo del tappeto in quanto creerebbe arricciamenti e ondulazioni. Nonostante i’ ispessimento delle catene esterne e del filo che spesso le ricopre, è raro riscontrare le cimose originali negli esemplari di antica datazione.
Prima di iniziarre ad annodare il tappeto, il tessitore fa abitualmente correre un certo numero di trame attraverso l’ordito in modo da formare una fascia in armatura semplice in cui le trame molto avvicinate nascondano completamente l’ordito, che appare solo sulle testate a guisa di frangia quando il tappeto viene tolto dal telaio.,
Lo stesso processo viene seguito per rinforzare la testata superiore a tappeto ultimato e previene lo scioglimento dei nodi e delle trame. Questa semplice procedura è alla base della tecnica ad arazzo con la quale si tessono i kilim (come in figura);
Questa fascia in armatura semplice, che in alcuni tappeti e larga anche fino a quaranta centimetri, è generalmente del colore delle trame, spesso alternato da strisce tinte diversamente.
A seconda della produzione, la fascia è arricchita da numerose decorazioni inserite con tecniche diverse da quella ad arazzo. Una delle più comuni consiste nel ricamare trame supplementari di vario colore a formare disegni diversi. In questo caso appariranno sul retro gruppi di fili paralleli alla trama come ricamo.(come in figura).
Un’altra tecnica decorativa addizionale talvolta confusa con la precedente è quella detta sumak (soumak). Nome molto probabilmente derivato da una corruzione del termine Shemaka, città del Caucaso sud-orientale dalla quale si pensava provenissero tutti i tappeti così tessuti. In verità i sumak erano originari di diverse zone sia del Caucaso sia della Persia, del Turkmenistan Occidentale e dell’Anatolia. In questa lavorazione la trama passa rispettivamente sopra tre catene e sotto due, creando una serie di anelli che le avvolgono (come in figura).
Questo rapporto di tre a due varia a seconda del disegno che si vuole rendere. Le trame vengono lasciate pendere sul retro del tessuto.
Spesso la testata superiore differisce da quella inferiore e al posto delle frange presenta dei cappi talvolta attorcigliati (come in figura),
ottenuti sfilando il subbio inferiore anziché recidendo le catene dell’ordito. In talune produzioni l’ordito non veniva avvolto al subbio ma a un cordone a sua volta ancorato al subbio. In questi casi il cordone è impiegato a tappeto ultimato per fissare i cappi (come in figura).
Talvolta è costituito da uno spesso filo di trame. Esistono numerosi e complessi metodi con i quali vengono annodate le frange. Ora raccolte a gruppi, intrecciate e annodate talvolta ripetutamente (come in figura).
ora composte lateralmente a formare complessi intrecci (come in figura).
Rare le testate originali negli esemplari antichi..
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